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						Compositori  
  
						
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						Henry Purcell  
						
						
						
						(1659 - 1695)
  
						
						
						
						Purcell fu dapprima cantore nella Cappella reale, iniziando
contemporaneamente la sua attività di compositore di musica sacra e di pezzi
vocali di vario genere.
  
Fu compositore per i violini de re dal 1677, poi dal 1679 fu organista
nell´ Abbazia di Westminster, e dal 1682 organista della Cappella
reale, acquisendo contemporaneamente grande fama come compositore.
  
Dal 1683 fu conservatore degli strumenti del re, e visse gli ultimi anni di
vita circondato dalla più viva ammirazione dei contemporanei, scrivendo per
ogni occasione, dal teatro alla chiesa, per i privati e per le grandi
festività.
  
Esattamente come per Mozart e per Schubert, negli ultimi anni di vita fu
preso da un febbrile necessità di comporre, come se egli avesse intuito
l´ immanente fine della sua esistenza.
  
Nella produzione di Purcell il posto più importante è senza dubbio occupato
dagli anthems; ma sia chiaro che tutta la sua produzione (notevolissima)
appartiene alle più alte vette della capacità espressiva di tutti i tempi.
  
Tutto quello che egli scrisse è di altissima intonazione artistica e
creativa, e, in alcuni generi tipici dell´ epoca, la sua produzione
risulta assolutamente imbattibile.
  
Per esempio, come autore di canzoni fu impareggiabile, ma anche nella
scrittura per complessi di viole (formazione assai usata all´ epoca)
risulta essere eccellente.
  
Formatosi nell´ ambiente di corte, ne assimila tutte le
caratteristiche, e le traduce elegantemente in musica; il tutto in soli 36
anni di esistenza.
  
Si dovrà attendere sino a Haendel (naturalizzato inglese) per avere
un´ altra personalità così forte nel mondo inglese.
 
  
						
						
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						Antonio Vivaldi 
						
						
						
						(Venezia 1678 - Vienna 1742)
  
						
						
						
						Forse il più grande compositore di 
						
						
						
						musica strumentale
						
						
						
						che abbia avuto
						l'Italia. La sua produzione, ai suoi tempi apprezzata e popolarissima, cadde
						nell'Ottocento in un completo oblio, e solo in questi ultimi decenni si è
						provveduto a rivalutarne lo splendore, recuperando le partiture in archivi e
						in fondi di biblioteche. La fluidità della linea melodica, l'
						
						
						
						estrema vivacità del tessuto orchestrale
						
						
										
						conferiscono alla musica di Vivaldi una
						caratteristica inconfondibile; mentre il rilievo dato ai singoli strumenti
						in molte composizioni fa annoverare Antonio tra i precursori del moderno
						
						
						
						
						
						concerto solista.
						
						
										
						 Il meglio della sua produzione strumentale si condensa
						nei cicli intitolati L'estro armonico (1712), La stravaganza
						(ca. 1712-1713), Il cimento dell'armonia e dell'invenzione, La Cetra (1728), Il
						pastor fido (1737), nei quattro concerti detti Le quattro stagioni e nei Sei
						concerti per flauto e archi. Fra le 
						
						
						
						partiture operistiche
						
						
										
						 spicca La fida ninfa (1732), ricca di accenti vocali inusitati
						 nel panorama del Settecento italiano.
  
						
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